1) L'Europa di nuovo in crisi, l'Europa un bluff. L'illusione
dell'Europa è finita. Era finita già con le guerre balcaniche, finita ancor
prima con la scomparsa dell'Urss. Da zona terza fra Stati Uniti e Unione
Sovietica, che guarda ai non allineati, l'Europa tende di nuovo all'assetto imperiale
e questa tendenza riaccende gli egoismi, le paure, i distinguo. Fa decadere il
sogno europeo: l'Europa unita come superamento del conflitto fra Francia e
Germania, est e ovest, nord e sud. Ma questo sogno era possibile a patto di non
sfrangiare eccessivamente i confini: quali paesi fanno parte dell'Europa? Per
cultura tutti, ma per equilibri geopolitici? Dall'Europa vanno esclusi i paesi
dell'est, Russia in testa. L'Europa pre‑caduta del muro poteva guardare a est;
l'Europa dopo la caduta si trova con i paesi dell'est riconquistati
all'occidente in guerra con la Russia. Così se la Russia è europa questo
esclude Polonia, Ucraina, Bielorussia, Romania, Ungheria, Cecoslovacchia. E se
sono europei questi paesi, anzi occidentali, la Russia è cacciata a oriente. Lo
stesso vale per l'Inghilterra: se è Europa l'Europa è sbilanciata verso gli
Stati Uniti, e se l'Europa vuole essere se stessa deve escludere l'Inghilterra.
E a sud dove si ferma l'Europa? La Turchia è europea? Per ragioni diplomatico‑militari
e geopolitiche sembrerebbe di sì, almeno dovrebbe essere ascritta al campo
occidentale, ma per tradizioni religioso‑culturali? E a che titolo Italia e
Spagna per non parlare del Portogallo sono Europa?
2) Se si vuole incominciare a capire che cosa stia
succedendo all’Europa conviene partire da una illuminante osservazione di
Michel Foucault: «Ecco come nasce l’idea di Europa e della bilancia europea. Si
cristalizza col trattato di Westfalia, che costituisce la prima manifestazione
completa, consapevole, esplicita di una politica dell’equilibrio europea; il
trattato di Westfalia, com’è noto, aveva la funzione principale di
riorganizzare l’impero, di definire il suo statuto, i suoi diritti rispetto ai
principi tedeschi, le zone di influenza sul territorio tedesco da parte
dell’Austria, della Svezia, della Francia: il tutto in ragione delle leggi di
equilibrio che ci spiegano come la Germania sia potuta divenire, e come è
effettivamente divenuta, la fucina della repubblica europea. Non bisogna
infatti dimenticare che l’Europa, in quanto entità giuridico-politica e sistema
di sicurezza diplomatica e politica, è il giogo che i paesi più potenti
d’Europa hanno imposto alla Germania, ogniqualvolta hanno tentato di farle
dimenticare il sogno dell’imperatore assopito, che si tratti di Carlo Magno o
di Barbarossa o di quell’ometto che è bruciato tra il suo cane e la sua amante
una sera di maggio (aprile, 30 aprile, sic) nei locali della cancelleria.
L’Europa è la maniera di far dimenticare l’impero alla Germania. E se
l’imperatore effettivamente non si risveglia mai, non c’è da stupirsi che la
Germania alzi la testa a volte e dica: “Io sono l’Europa, perché voi avete
voluto che io sia l’Europa”. Lo dice proprio a quelli che hanno voluto che essa
non fosse altro che l’Europa, vale a dire all’imperialismo francese, alla
dominazione inglese e all’espansionismo russo. Si è voluto sostituire il
desiderio di impero, in Germania, con l’obbligo dell’Europa. “Non importa – risponde
la Germania -, perché sarà l’Europa il mio impero. è giusto che sia l’Europa il mio impero – dice la Germania –,
perché voi avete creato l’Europa solo per imporre alla Germania la dominazione
dell’Inghilterra, della Francia e della Russia”» (M. Foucault, Sicurezza, territorio, popolazione,
lezione del 22 marzo 1978, tr. it. pp. 221-222).
3) L'Europa un'idea triste. In un passaggio di «Variazioni sulla libertà»
(Sguardi sul mondo attuale, pp. 67‑68)
Valery dice che la libertà della mente consiste nella capacità ‑ un automatismo
la chiama ‑ di ridurre nel più breve tempo possibile le idee alla loro natura di
idee, di essere delle idee e nient'altro che idee, impedendo di confonderle con
ciò che esse rappresentano o con i valori affettivi e impulsivi che
l'accompagnano: il rapporto che infatti lega le idee a questi valori è solo
accidentale. L'esempio di tutto questo è quello dell'idea triste: un'idea
triste si deve scomporre in un'idea senza tristezza e in una tristezza senza
idea. La libertà di cui parla Valery non si deve confondere con la cosidetta
libertà di pensare, cioè di manifestare le opinioni. La libertà secondo Valery
non ha nulla a che fare con le opinioni, cioè con la dimensione della doxa. La
libertà ha che a che fare con l'indipendenza della mente dal sistema delle
abitudini, delle credenze e degli affetti che tendono a condizionarci.
In che misura è applicabile questo principio nel caso dell'Europa? Che
cos'è l'idea di Europa, siamo in grado di pensarla senza il correlato delle sue
opinioni? Non è un'idea triste? Noi non riusciamo a separare l'idea di Europa
dalla tristezza che sempre l'accompagna. Se pensiamo all'Europa degli ultimi
secoli essa ci appare come un concentrato di tristezza.
Uscita sconfitta ‑ sconfitti anche i paesi vincitori, sconfitti
anch'essi perché non avevavo saputo evitare la guerra, perché l'avevano fatta
per salvare il peggio della loro storia, per boria e eccesso di paura ‑ dalla
guerra, l'Europa sembrava aver capito quanto la propria storia fosse una storia
terribile di cui oltre le cose indicate non andava salvato nulla. Era l'Europa
del cinema europeo contro Hollywood, della destituzione dell'io a favore
dell'inconscio, dell'assunzione delle spinte pulsionali più violente. L'europa
di Sade, nel bene e nel male, nella trasgressione e nel sadismo freddo e
lucido, nell'estremo dell'eros e nella pulsione di morte all'opera.
Era l'europa post‑cristiana, post‑imperialista, che si opponeva all'american way of life, all'ideologia del
successo, dell'adattamento alle regoli sociali, l'Europa della critica delle
istituzioni totalizzanti, in particolare la chiesa, l'esercito, la
magistratura, l'università, l'Europa che se sbarcava negli Stati Uniti era per
portare la peste, vale a dire il disincanto, la vunerabilità, e non i valori:
questi ultimi erano solo valori di sterminio.
Era l'Europa che sapeva di poggiare sul fondamento dei campi di
concentramento nazisti, le sue uniche e vere radici.
Adesso l'opposizione ha cambiato di senso: l'Europa è diventata quella dei
valori superiori ‑ il vero, il bello, il bene ‑, delle radici ‑ cristiane
innanzitutto, ma poi greche, giudaiche etc., della pace, la stessa di Monaco,
la pace che prepara la guerra. E questa Europa ben fondata si prepara a nuovi
stermini, li permette sui propri territori ‑ Bosnia, Kossovo. Un' Europa da
belle epoque, che difende i privilegi recentemente conquistati, che ha
dimenticato di aver fatto due guerre mondiali, di aver covato il colonialismo e
l'imperialismo. Che li rimpiange accusando gli Stati Uniti di voglia smodata di
impero.